
Spero di non fare alcun tipo di spoiler agli appassionati di PG Nationals ricordando che due settimane fa, nel Teatro Olimpico di Roma, i Campus Party Sparks si sono aggiudicati la finale contro gli OutPlayed in un 3-1 che non lascia spazio ad incertezze.
Eppure la riconferma del loro successo primaverile è stata accolta con un gusto dolceamaro da molti fan, i quali non si aspettavano tale risultato. Le aspettative per il venturo EU Masters sono infatti basse in seguito alle performance dello Spring e molti avrebbero preferito vedere gli OP sul palco europeo.
Ma è legittimo assumere che gli Sparks si ripetano?
Vittoria Meritata?
Il punto di partenza dello scetticismo diffuso verso i campioni giunge direttamente dal livello mostrato in questo split estivo. Dopo un inizio traballante nella fase a gironi che si conclude con l’allontanamento della superstar Lauri Endz Tarkus, gli Sparks concludono con un 9-5 che indubbiamente lascia perplessi: nessuno si aspettava una traiettoria del genere, positiva ma modesta, dai campioni in carica.
I quarti di finale contro i Samsung Morning Stars e ancor di più la semifinale contro i favoritissimi Qlash Forge, nonostante il successo in entrambe le serie, non hanno contribuito a risollevare l’opinione pubblica verso le scintille celesti, complici anche partite molto spesso caotiche e contaminate da vari errori da parte di entrambi gli avversari, che portano a svalutare il successo degli Sparks.
Dall’altro lato del tabellone, gli OutPlayed hanno avuto una traiettoria assai più convincente: un 12-2 nei gironi che conferisce loro la semifinale diretta, nella quale procedono a dominare completamente i loro avversari Racoon in uno schiacciante 3-0. La superiorità individuale della loro rosa non lascia dubbi: sono loro i favoriti.
In breve, quello che tutti si aspettavano dalla finale di Roma era una riconferma del dominio verdenero affermatosi durante lo split, eppure così non è stato. Questo ha portato a pensare, naturalmente, che gli OP (come i Forge in semifinale) non siano riusciti a performare al livello che ci si sarebbe aspettati, ancora togliendo meriti e valore alla vittoria ultima degli Sparks.
Ma la vittoria degli Sparks è stata indubbiamente meritata, e la differenza tra le due squadre è stata la preparazione.
Practice makes Sparks
Un aspetto che viene spesso trascurato quando si considerano match estesi di questo tipo è la capacità di una squadra (e nello specifico del suo staff) di preparare una serie al meglio delle 5 contro un avversario specifico. Questa caratteristica moltiplica le abilità individuali dei giocatori di cui una squadra dispone e, casualmente, è proprio il più grande merito di coach Cristofaro Cristo Di Maggio.
Come già ha avuto modo di mostrare ripetutamente in passato nei Forge, più recentemente nella finale di Aprile contro i Morning Stars e nella semifinale del mese scorso contro i Qlash Forge, Cristo mostra il meglio di sé e della squadra che guida quando ha la possibilità di studiare a fondo i propri avversari, le loro tendenze e come smantellarle in modo intelligente ed accurato.
Questa caratteristica distingue gli Sparks in modo critico dagli OutPlayed. I finalisti uscenti, infatti, si basano sulla superiorità individuali e preferiscono concentrarsi sul proprio gioco, il ben noto “play your own game” di YamatoCannon da cui coach di tutta Europa hanno preso ispirazione nell’ultimo anno competitivo. Gli Sparks, in controtendenza, adottano un metodo molto poco diffuso a livello semiprofessionale, ovvero il “play your enemy’s worst game”, puntando ad anticipare e neutralizzare i piani avversari.
Questa differenza è stata determinante nel corso della finale, che ha visto gli OP giocare come cinque giocatori molto meno coordinati rispetto alla squadra coesa degli Sparks.
Naturalmente, come spiegato sopra, questo approccio richiede tempo e studio, risorse abbondanti quando è necessario prepararsi contro un solo avversario per una finale. Queste sono però venute meno durante l’avventura europea dei campioni del PG Nationals: in Spring la squadra ha avuto a disposizione poco meno di una settimana per studiare ben tre squadre (due delle quali LEC Academies, SK e Splyce).
Questo è anche il motivo principale per cui chi tra gli spettatori aveva già un occhio puntato agli EU Masters si augurava una vittoria degli OutPlayed: in uno scenario di singole partite contro avversari noti solo poco prima della competizione, è naturalmente avvantaggiato chi affina di più il proprio gioco, indipendentemente dalle squadre che incontrerà.
È dunque immediato aspettarsi che in questo tipo di competizione, dal formato imprevedibile e volatile che non verrà cambiato per l’EU Masters Summer, le capacità che permettono agli Sparks di brillare non vengano premiate e ci si aspetti un risultato meno convincente rispetto a quello che avrebbero potuto portare gli OP.
Il tempo è la miglior medicina
Se però nella scorsa edizione ciò che aveva penalizzato fortemente gli Sparks era il tempo a disposizione per prepararsi, questo non è più vero adesso: la competizione europea avrà inizio verso la metà di Settembre, lasciando quindi più di un mese ai campioni per prepararsi e perfezionare le proprie abilità, oltre ad una necessaria pausa che era stata loro negata in Spring.
Questo darà loro modo di osservare ed allenarsi contro altre squadre di simile caratura che si sono già qualificate alla competizione o si apprestano a farlo, in modo da correggere quelle tendenze che li avevano condannati in precedenza.
Infatti l’intero Summer Split è stato uno sforzo dedicato alla risoluzione di un problema che, a detta di Nikita Librid Frunza, li aveva resi inferiori, ovvero la gestione delle sidelanes. Se già questa lacuna sembra essere stata colmata dall’inserimento di Rolandas Optimas Vincalovicius, possiamo già intuire che la crescita di questa squadra stia effettivamente avvenendo ad un ritmo promettente.
In ultimo, il trionfo delle scintille celesti è certamente meritato, nonostante sia ancora forte il sentimento che gli Sparks non siano la squadra più forte d’Italia.
Dall’altra parte dello schermo, tutto ciò che serve ai fan e agli spettatori è la speranza in una squadra che può sorprendere e che, in fondo, tutti vogliamo veder mostrare le proprie capacità.